martedì 5 novembre 2013

Recensione: Pan - Francesco Dimitri

Titolo: Pan
Autore: Francesco Dimitri
Prezzo: 19.00€
Pagine: 461,brossura
Editore: Marsilio (collana X)

Trama: Nelle notti romane ci sono bambini che sognano, e che nel sogno, ogni volta, ripetono il viaggio verso una grande isola che non c'è. Nelle notti romane ci sono ville borghesi illuminate dalla luna piena, e dai loro giardini spesso s'innalzano, non visti, mastodontici galeoni pirata. Nelle notti più fredde di una Roma moderna, pulsante, segreta, qualcuno ormai comincia ad avvertirlo: uno spirito folle sta bussando alla porta, uno spirito anarchico e sensuale, passionale e libertino, pronto a tornare per rapirci. Qualcuno lo vuol chiamare Peter; un tempo era noto come Pan. A cento anni di distanza dalla sua prima comparsa, il Peter Pan di Barrie rivela oggi più che mai la propria carica eversiva, la propria primordialità vitale, erotica, libera, il proprio rifiuto verso ogni forma di dogmatismo. Nei cieli di Roma lo scontro si sta preparando: bambini e pirati, vecchie e nuove divinità, in un'inquietante favola nera che finirà per insegnarci come, talvolta, per vedere il mondo del sogno dal mondo reale, non serva altro che alzare la testa.

L'autore: Francesco Dimitri è nato in Italia nel 1981 e vive a Londra. Scrive, collabora con riviste, agenzie di comunicazione e blog, gioca di ruolo e va in giro per i boschi. Il suo romanzo Pan, è stato un caso letterario. Per Salani ha pubblicato anche Alice nel paese della vaporità e L'età sottile.

Recensione:
Chi non ha mai sentito parlare dell’Isolachenonc’è? E quale bambino non ha almeno una volta desiderato di non crescere mai? Quale adulto non ha voluto, a volte, essere ancora troppo piccolo per assumersi responsabilità, per avere doveri da adempiere? La leggenda lo dice chiaro: l’Isolachenonc’è è solo per i bambini, solo per chi è capace ancora di sognare.
Pan propone qualcosa di molto più complesso della nota storia di Peter Pan. Nella Roma dei nostri giorni, tre ragazzi di una benestante famiglia si trovano coinvolti in una faccenda misteriosa e molto pericolosa. Loro sono Giovanni, Angela e Michele, figli di un famoso studioso, Stefano Cavaterra, ormai da anni malato di Alzheimer.  Giada, la migliore amica di Angela, confida a quest'ultima, che in arte si fa chiamare “La Meravigliosa Wendi” , di aver trovato nell'immondizia una sorta di feto, qualcosa che non sembra appartenere alla specie umana. Giovanni scopre che il padre, al tempo in cui era ancora nel pieno delle sue facoltà mentali e all'apice della gloria, ha condotto particolari studi sull'Isola e sulla presenza che essa aveva nei sogni, nei racconti di bambini e di matti; scopre, inoltre, dall'ex migliore amico del padre, nonché finanziatore delle sue ricerche, lo “zio” Dal Mare, i motivi che hanno portato i due alla rottura della loro amicizia. Tutto questo accade mentre Angela e Giada convengono che quello che è stato ritrovato, gettato nella spazzatura, non è un bambino. Il feto, crescendo, acquista sempre più l'aspetto di un essere inquietante, che mai nessun essere vivente può aver visto in natura: un fauno, creatura esistente esclusivamente nel mito. Questo essere si sviluppa, divenendo sempre più forte ed attraente: in sua presenza, Angela e Giada sentono di perdere facilmente il controllo. Si trovano davanti ad una creatura allo stesso modo tremenda e meravigliosa, un dio: il dio Pan. 
Nel cuore di Roma, nel nostro tempo, lui è tornato: il dio del panico, delle emozioni forti. Non c'è essere che non subisca il suo fascino, che non si faccia prendere almeno per un momento dalle proprie passioni e dai propri istinti, portati all'estremo. Chi è allora Peter? Peter Pan è Pan nel mondo che tutti vedono. Così i tre fratelli Cavaterra imparano sulla loro pelle che la realtà è molto più complessa di quanto potevano pensare. Essa si manifesta in tre aspetti: Carne, Incanto e Sogno. Così Pan è un fauno nella Carne e Peter Pan nell'Incanto. L'Incanto è vero e non meno fisico e concreto della Carne; ciò che li distingue è la fantasia, l'immaginazione: nell'Incanto è possibile vivere liberamente in preda delle proprie pulsioni, è il luogo in cui tutto è amplificato, portato all'eccesso. La Carne, al contrario, è il luogo in cui un solo stato assumono le cose: l'ordine. 
Ogni Peter Pan che si rispetti ha il suo Capitan Uncino. Nella Carne, l'eterno nemico di Pan è colui che notoriamente viene conosciuto con il nome di Augusto Dal Mare. Questi è un'entità divina, al pari del suo avversario cornuto: il suo reale nome è Greyface. Il suo colore è il grigio e la sciattezza di un'esistenza condotta all'insegna della razionalità, del controllo, delle ripetitività. Detto in altre parole, lo scontro tra Pan e Greyface, tra Peter Pan e Capitan Uncino è lo scontro tra due principi che regolano la realtà: ordine e disordine. In essi non c'è valore: nessuno dei due è bene, nessuno dei due è male. La passione estrema che coglie un essere alla presenza di Pan può condurre al terrore, all'omicidio, allo stupro; il forte controllo voluto da Greyface può giungere nelle manifestazioni di organizzazione e ordine realizzare dai peggiori dei regimi dittatoriali.
Giovanni, Angela e Michele iniziano una guerra all'ultimo sangue contro Capitan Uncino, affiancati dai Bambini Perduti, Tinker Bell e Giada (del resto, è lei che ha trovato un dio, non in una mangiatoia, ma nel cesto dell'immondizia!). Il nemico è molto forte: è forte grazie al Cristianesimo che ha eliminato le vecchie divinità ed ha inibito gli istinti; è forte dell'Illuminismo che ha affermato il primato della Ragione; è forte perché la contemporaneità si nutre di indifferenza verso le meraviglie del mondo, verso i sogni, la fantasia. Solo Michele riesce a mettere in pratica un'azione potente contro Greyface e lo fa nell'altro aspetto, forse il più singolare della realtà, che è il Sogno.
Il ragazzo, forte del potere acquisito durante una specie di addestramento, che lo ha reso un vero e proprio sciamano, ascoltatore di tutti gli spiriti che animano la città eterna, comprende il nocciolo della questione: se nei sogni prendono vita le nostre idee e i miti umani, è possibile nutrirli, trasformarli, perfino eliminarli. Così è allora possibile realizzare il ritorno all'esistenza genuina, fatta di spreco di carne, si seme e di sangue. 
Il ritorno di Pan, infatti, è solo l'inizio: tutte le antiche divinità sono pronte a tornare, con tutto il loro essere ad immagine e somiglianza degli uomini che li hanno concepiti e che li hanno allontanati, rimossi, nei momenti in cui hanno scelto l'ordine.
Il romanzo di Dimitri è crudo, dal ritmo incalzante, in certi casi un po' prevedibile. Ciò che lo rende interessante, concettualmente parlando, è questa lotta tra entità alla pari che non incarnano valori. Al posto della solita contrapposizione tra Bene e Male, Dimitri propone l'antagonismo di due principi di realtà, entrambi necessari a questa per renderla viva. Non esistono assoluti: ogni bene è male ed ogni male è bene. L'essere umano che partecipa a questa lotta terribile tra divinità facilmente soccombe ma, altro spunto interessante, benché gli uomini sembrino pedine nelle mani degli dei, è pur vero che sono solo le loro capacità mentali, non solo quelle legate alla razionalità ma anche e soprattutto quelle dell'immaginazione, che danno potere agli dei stessi. 
Il romanzo di Dimitri, in conclusione, cattura l'attenzione del lettore con facilità, ma potrebbe non essere per tutti. Sicuramente, va guardato anche più nel profondo per essere apprezzato davvero.

Voto:




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3 commenti:

  1. Ho conosciuto questo autore tramite il suo ultimo romanzo e noto che anche nella sua produzione precedente sono presenti gli stessi temi (e il modo di trattarli) che mi avevano affascinata con "L'età sottile": l'assenza della netta divisione tra Bene e Male, la violenza, la fantasia che genere sogni d'incanto e di sangue.
    Insomma, Dimitri è un autore da tenere d'occhio e di cui leggerò presto tutta la produzione!

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    1. Io ho ordinato qualche giorno fa in libreria L'età sottile. Credo che mi fionderò subito tra le sue pagine perchè è da un po' che non leggo fantasy e quello di Dimitri sembra di ottima "fattura".
      Poi, sono sempre in cerca di fantasy che trattino temi filosofici molto profondi (sono sempre alla ricerca di un fantasy come quello di Pullman nelle Oscure Materie).
      Ho grandi aspettative, speriamo bene! :D

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  2. Un commento perfetto, che coglie la vera essenza di un libro a mio avviso estremamente affascinante. E' strano trovare un giovane autore che non si lasci cullare dalle facili trame commerciali ma che abbia il coraggio di osare. Per questo ho amato il libro di Dimitri. Ha voluto rischiare e secondo me ha vinto alla grande.

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