giovedì 7 novembre 2013

Recensione: America oggi - Raymond Carver

Titolo: America oggi
Autore: Raymond Carver
Prezzo: 8.00€
Pagine: 156, brossura
Editore: Minimum Fax

Trama: Questo volume raccoglie i nove racconti e la poesia di Carver cui Robert Altman si è ispirato per la sceneggiatura di "America Oggi", il film che gli è valso il Leone d'Oro al Festival di Venezia nel 1993. Sullo sfondo di un'America di provincia si svolgono dieci piccoli e grandi drammi privati che hanno per protagonisti cameriere di fast-food e rappresentanti di commercio, ragionieri e segretarie, medici e pittrici, quasi sempre colti in un momento di crisi - nella vita di coppia o familiare, nei rapporti di lavoro o di amicizia - da cui tentano ostinatamente di riemergere. Prefazione di Robert Altman.

L'autore: Figlio di un operaio di segheria e di una cameriera, è nato a Clatskanie, nell'Oregon, il 25 maggio 1938 ed è morto nel 1988. È uno dei maggiori scrittori americani del Novecento. Einaudi ha iniziato a ripubblicare le sue opere narrative nel 2009 con "Principianti" (ripubblicato in una nuova edizione nel 2010), la versione originale di "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore". Sempre nel 2009 ha pubblicato "Vuoi star zitta, per favore?" (ripubblicato negli ET Scrittori nel 2012), nel 2010 "Se hai bisogno, chiama" e "Da dove sto chiamando" e nel 2011 "Cattedrale". Presso Einaudi Stile libero era uscito, nel 1997, "Il mestiere di scrivere" (ripubblicato in una nuova edizione nel 2008). Nel 2013 è uscito "Carver Country" (corredato dalle foto di Bob Adelman).

Recensione:
Avevano tutti il cuore spezzato. Però, lo stesso.

Quando ci si approccia alla letteratura americana una delle prime cose che saltano all'occhio è l’incredibile importanza che questa fetta di autori ha dato all'arte della short story. Sin da Salinger, passando per Yates e arrivando ai contemporanei Munro e Saunders, il racconto sembra essere il genere più propenso per esprimere la varietas di quello che è da sempre l’argomento preferito dagli scrittori americani: la vita quotidiana.
Carver non fa eccezione, anzi, è da sempre considerato uno degli autori dal contributo più considerevole non solo verso il genere del racconto, ma verso la letteratura americana in generale, motivo per il quale è balzato subito in cima alla mia lista di letture. 
La raccolta America Oggi, edita da Minimum Fax, è un buon approccio per chi non ha mai letto nulla di questo autore in quanto racchiude in poco più di centocinquanta pagine tutti i nove racconti (e una poesia) a cui il regista Robert Altman si è ispirato per l’omonimo film, vincitore del Leone D'Oro.
Dunque, dicevamo, a Carver piace mettere in scena la vita di tutti i giorni e, come dice lo stesso Atman nella prefazione, è una vita che non ha alcuna pietà verso i protagonisti di queste storie, colti durante una crisi famigliare, di coppia o personale.
Una scelta dell'autore che mi ha dato molto da pensare è la mancanza di un finale compiuto per ognuno di questi racconti, che vengono fermati bruscamente, di colpo, lasciando il lettore col fiato terribilmente troncato. Forse per dare la possibilità al lettore di immaginare una sorta di ottimistico lieto fine? Sinceramente non mi sembra possibile. La visione della condizione umana che Carver palesa in ognuna di queste short story è quasi pessimistica, rassegnata, e la scelta di non porre un finale deciso e completo deriva dalla consapevolezza che il dramma umano, anche il più intimo e personale, non ha mai una vera conclusione. 
Un'altra particolarità stilistica interessante sta nel non perdere tempo in spiegazioni, lasciando che sia il lettore ad interpretare la psicologia dei vari personaggi tramite gesti, azioni e frasi spesso brevi ma incisive, pur non essendo altro che uno spettatore impotente di vite provinciali, esistenze umili, marginali, e dimesse da un caso cinico e crudele.

“E, intanto, la gente intorno a te continua a chiacchierare e a comportarsi come se fossi la stessa persona che eri ieri, stanotte, cinque minuti fa, e invece tu stai attraversando una crisi profonda e ti senti il cuore a pezzi…”

Raymond Carver ci riporta con uno stile asciutto, minimalista ed essenziale racconti magistrali di drammi quotidiani e solitari, alcuni stranianti (Vicini), altri profondamente toccanti (Una cosa piccola ma buona), altri ancora intrisi di una drammatica comicità (Jerry, Molly e Sam),  altri realisticamente agghiaccianti (Di’ alle donne che andiamo). In queste storie, per quanto assurde talvolta possano sembrare, ci siamo noi e la folla umana che ci circonda ogni giorno, ma vista aldilà dell’apparente facciata di normalità e perbenismo. 
Carver sembra affacciarsi alle finestre di tipiche case americane e guardare cosa accade al loro interno, scrutando il tutto con attenzione ma senza mai esprimere un giudizio, senza fare della retorica spicciola o dell’inutile qualunquismo, riportando semplicemente questi squarci di esistenza con un’oggettività ed interesse quasi scientifici. Quelle che ci racconta sono storie di dolore, separazione, morte, ma soprattutto, solitudine, quella solitudine di uomini e donne che tentano di risalire dagli abissi mentre il resto dell’umanità se ne frega e prosegue la sua esistenza con imperterrita indifferenza verso la vita altrui, proprio come i campeggiatori di Con tutta di quell’acqua a due passi da casa. 
A questo proposito è interessante soffermarsi su un racconto in particolare, Una cosa piccola ma buona, che è stato anche, per quanto mi riguarda, il più sentito dell'intera raccolta, probabilmente anche per il finale che mi ha subito ricordato la filosofia de La ginestra di Leopardi. Inizialmente vi è un'iniziale disinteresse del pasticcere verso il dolore della coppia di genitori, preoccupati per il loro bambino in coma, e, mentre durante tutto il racconto Carver sembra evidenziare i già citati temi di sofferenza e solitudine, il colpo di scena arriva proprio verso le ultime pagine, quando l'autore americano, come il suddetto poeta italiano, sembra promuovere una particolare "unione di sofferenze"  tra il pasticcere e i genitori, dando vita a quella cosa piccola ma buona che fa da titolo all'intero racconto, ovvero un tenue barlume di speranza che non restituisce ciò che si è perso durante il tragitto, ma che, perlomeno, aiuta a resistere. Perché è questo che fanno i personaggi di America oggi, resistono, e non importa che le loro storie siano state scritte nella seconda metà del novecento, poiché ancora oggi offrono uno spaccato della società occidentale incredibilmente attuale e veritiero, tanto che, alla fine della fiera, è impossibile non avervi intravisto almeno una parte di se stessi. 


"Ogni giorno, ogni notte della nostra vita, ci lasciamo dietro pezzettini di noi stessi, scaglie di questo e di quello."


Voto:





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