sabato 20 luglio 2013

Recensione: Ritratto di famiglia con superpoteri - Steven Amsterdam

Titolo: Ritratto di famiglia con superpoteri
Autore: Steven Amsterdam
Prezzo: 16,90€
Dati: 2012, 309p.,brossura
Editore: ISBN (collana Special Books)

Trama:
Questa trama contiene spoiler, vi conviene leggere direttamente la recensione! (n.d.r.)
Giordana ha 15 anni ed è alla continua ricerca di sicurezze. La sua sensibilità verso tutto ciò che la circonda la porta ad accordare una seconda occasione al padre alcolizzato, che sembra non volerne più sapere della famiglia. Giordana può diventare invisibile e, concentrandosi molto, attraversare i muri e le persone. Ben è il fratello maggiore di Giordana. Sposato con Janelle, senza lavoro e con un figlio piccolo, si sente depresso e in trappola, finché non prova l'impulso di imitare il volo di un uccello e scopre il suo superpotere. Volare lo porterà ad apprezzare di più quello che ha, e ad aiutare il prossimo in situazioni di pericolo. Natalie è la moglie di Peter, mamma di Alek e Sasha e sorella di Ruth. Quando scopre di saper nuotare velocissimo (a livelli olimpionici) trova dentro di sé una nuova forza per affrontare il comportamento ingestibile di Alek, che si allontana sempre di più da lei e dalla famiglia. Ruth è la mamma di Ben e Giordana e la sorella di Natalie. È costretta a rifarsi una vita dopo la separazione dal marito. È un'infermiera, e il suo potere è la telepatia. Si prende cura di Alek quando si intensificano le sue inspiegabili fughe, e ciò fa sì che i suoi legami con la sorella si deteriorino, fino a spezzarsi. Sasha è il fratello maggiore di Alek. Ex ragazzino timido e introverso, lo ritroviamo trentenne, gay dichiarato, mentre organizza un party di compleanno per sua cugina Giordana, ormai una brillante accademica. Il suo potere è far innamorare le persone...

L'autore:
Steven Amsterdam è nato e cresciuto a Manhattan e ha studiato a Chicago. Ha curato guide turistiche e disegnato copertine di libri. Ha lasciato New York con il sogno nel cassetto di aprire una pasticceria in Australia. Ora vive a Melbourne, dove scrive e fa l’infermiere. Il suo primo romanzo, Things We Didn’t See Coming (2010), ha vinto l’Age Book of the Year ed è stato finalista al Guardian First Book Award.

Recensione:

Erano tutti separati, sparpagliati come pianeti, senza che nessuno chiedesse all'altro se andava bene così.

Sfido qualsiasi lettore a guardare la copertina di questo romanzo, a leggerne il titolo e a non pensare di avere tra le mani la versione romanzata del celebre lungometraggio Pixar Gli Incredibili. In realtà basta leggere la quarta di copertina per rendersi conto che così non è, ma evitate di farlo perché la casa editrice non si fa remore nel palesare alcuni elementi del romanzo che, teoricamente, dovrebbero sorprendere il lettore dopo un considerevole numero di pagine. Al massimo, se non volete fidarvi del vostro istinto e non siete il tipo di lettore che rischia spendendo soldi su un prodotto che non conosce, leggetevi giusto i primi righi della trama, o, magari, questa recensione (Come tirare acqua al proprio mulino – prima puntata).
Sia nel romanzo di Steven Amsterdam – quest’autore ha un nome troppo figo – sia nel lungometraggio della Pixar, la narrazione segue le vicende di una tipica famiglia americana, nella quale ogni componente possiede un particolare superpotere. La differenza sostanziale tra i due prodotti sta nel modo con cui i membri della famiglia gestiscono la loro peculiarità e come questa si rapporti alla loro quotidianità: ne Gli Incredibili i protagonisti sono consapevoli dei loro poteri da sempre e rientrano nello stereotipo dei veri supereroi che combattono i cattivi e salvano il mondo, anche se la società li vede come un pericolo pubblico e cerca di soffocare la loro natura; in Ritratto di famiglia con superpoteri, invece,  la natura dei personaggi è, sostanzialmente, quella di essere umani, i poteri intervengono solo in seguito nelle loro vite e non li renderanno mai dei superuomini, loro non combatteranno alieni ma problemi molto più terreni e quotidiani.
Giordana, Natalie, Ben, Ruth, Sasha, Peter e Alek: ognuno di essi è il protagonista di uno dei sette capitoli che raccontano il romanzo, sette storie che s' intrecciano e snodano in una brillante saga familiare in cui l’elemento sovrannaturale fa da collante agli eventi, alle gioie, alle frustrazioni e ai drammi di una famiglia (quasi) ordinaria. Ogni personaggio è colto in un momento di stallo relazionale e personale, e quando il superpotere si manifesta da un momento all’altro, esso è accolto quasi come un processo naturale, ciò di cui si ha bisogno in quel momento per riuscire ad andare avanti (il titolo originale del romanzo, infatti, è proprio What the family needed). Lo vediamo con Ben, ad esempio, che ottiene la capacità di volare proprio quando il suo matrimonio sembra essere in crisi e la sua stessa esistenza costretta ai dettami della moglie e ai bisogni fisiologici del figlio.

Aveva cominciato ad andare più a fondo, volando sopra i cortili privati e vicoletti nascosti dove vedeva cosa faceva la gente quando credeva di non essere vista. Com'era prevedibile, piangevano tra sé, facevano sesso, fissavano il vuoto. Si facevamo rapire da un libro, si guardavano intorno in attesa che qualcuno li notasse.

Nonostante faccia da chiave di volta, però, l’elemento fantastico non è mai preso troppo sul serio, non vi si indugia eccessivamente, - difatti il lettore viene lasciato libero di darla vinta alla finzione, prendendo per vero tutto ciò che viene raccontato, o interpretare il tutto come l’allegra metafora di un processo di maturazione - perché la vera protagonista di questo romanzo è proprio l’umanità di tutti i giorni. Perché i protagonisti sono uomini e donne che sbagliano, si perdono e si ritrovano per poi, magari, riperdersi ancora e ricominciare tutto daccapo. Le loro vicende sono divertenti, toccanti, malinconiche, quotidiane e originali al tempo stesso, e sì,  magari saranno anche piuttosto americane,  ma la sottile nota di ironia unita alla freschezza dei personaggi e alla profondità di certi periodi che Amsterdam riesce a infilare nello scorrere fluido della narrazione rendono il tutto incredibilmente piacevole e interessante.
La sistemazione temporale dei sette racconti, che seguono un arco temporale lungo trent’anni ma distano vari anni l’uno dall’altro, insieme alla mancanza di un narratore onnisciente può, all’inizio, lasciare perplessi, ma basta un po’ di attenzione per riempire i vuoti tra un capitolo e l’altro, collegare i vari eventi e unire i vari pezzi del puzzle. Tutti i protagonisti, del resto, hanno una psiche davvero ben delineata e, nonostante le loro storie siano relativamente brevi e il passaggio da un POV (point of view) all’altro piuttosto brusco, è molto facile entrare nei loro panni, affezionarsi a ognuno di loro, ai loro pregi, difetti e intrinseca comicità.
L’unico elemento che mi ha lasciato perplesso è l’ultimo capitolo, il settimo racconto con protagonista proprio il bizzarro e irresistibile Alek, il filo rosso che fino alla fine sembra collegare tutti i personaggi, e che ci rivela il suo potere davvero particolare, rimescolando forse troppo velocemente le carte in tavola e concludendo il tutto con un finale che da l’aria di essere artificioso e poco chiaro. Ho apprezzato il quadretto conclusivo, ma le ultime pagine mi hanno dato l’impressione che l’autore volesse concludere il tutto con quel senso di sospensione che chiude ogni capitolo, senza però precludersi un finale da vino e tarallucci.
Nonostante ciò, però, Ritratto di famiglia con superpoteri si rivela, come molti romanzi della ISBN, una vera chicca letteraria valida che vi consiglio con la stessa eccitazione che ho avuto nello scoprire un nuovo valido autore. A questo punto spero che qualcuno traduca anche l’acclamato romanzo d’esordio di Steven Amsterdam, Things we didn’t see coming.

Oh, date anche un'occhiata al sito dell'autore. Geniale.

Voto:

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